Di Laura Trovellesi Cesana, vice presidente Consiglio di disciplina nazionale
Relazione al Consiglio nazionale lì 6 luglio 2021
Gentilissimi colleghe e colleghi del Consiglio Nazionale, presidente, colleghi dell’esecutivo, l’ultima relazione nel maggio 2019 venne svolta dal compianto Presidente Faustini. Lui in quella circostanza ammise di provare emozione nel tornare a parlare davanti al Consiglio nazionale in quella nuova veste dopo averlo guidato negli anni che portarono al varo della Carta dei doveri del giornalista.
Lo sono anch’io avendo condiviso con Gianni un percorso non lungo, tuttavia intenso nello scambio continuo di riflessioni circa lo stato della nostra professione in questa stagione di forti cambiamenti e di inevitabili cesure tra vecchio e nuovo determinate dalla rivoluzione digitale. Ci è mancato, ci manca.
Il nostro è un tempo difficile e complesso. Il giornalismo italiano vive una stagione amara. Dovremmo evitare – ognuno di noi e ciascuno per la propria parte – che si trasfiguri in quella dell’irrilevanza.
Ciò che ci differenzia da coloro che operano nella cosiddetta ‘Società dell’informazione’ è il riconoscerci nel patrimonio di valori che ci identifica come giornalisti. Senza una convinta adesione ai principi che sono alla base della nostra professione però sarà molto difficile testimoniare la necessità che ora è divenuta urgenza dell’utilità del giornalismo in questo tempo nuovo.
La vigilanza attiva, quella che non rinuncia mai all’esercizio della funzione disciplinare e quella che tutti noi dovremmo auspicare per illuminare ogni possibile zona d’ombra, da sola, seppur fondamentale, potrebbe non bastare se il suo dispiegarsi non viene corroborato da azioni positive volte a profondere i valori dell’autonomia, della credibilità e dunque dell’autorevolezza che non sono mai scontati. E’ tempo di grandi iniziative culturali.
L’auspicio è che la nostra attività possa essere utile per indirizzare le iniziative a più livelli dell’Ordine affinché l’appartenenza all’Albo sia motivo per tutti gli iscritti di sentirsi finalmente categoria.
L’ultima consiliatura – dall’insediamento, novembre 2017 al giugno 2021 – ha assunto 118 decisioni. Una media di 35 deliberazioni l’anno, media che non tiene conto delle 12 determinazioni del primo semestre del 2021. Nel 2018 il numero totale delle pronunce è stato di 37 (29 di merito, 8 le sospensive), 10 sono state le riunioni anche di due giorni, 16 le audizioni. Nel 2019 sono state adottate 37 decisioni di cui 6 sospensive, 11 le riunioni e 14 audizioni.
L’annus horribilis della pandemia non ha fermato la nostra attività, nonostante la pausa legale prevista nel 2020 e le sospensioni (veri stop and go) verificatesi nel periodo piuttosto travagliato antecedente la determinazione del regime di prorogatio che comunque ci ha visti rimodulare i nostri lavori nel rispetto della previsione normativa. Le decisioni assunte nel 2020 sono state 32 di cui 3 sospensive, 8 le riunioni, 7 le audizioni svolte.
Il dato quantitativo complessivo può dirsi considerevole, anche comparato con i dati delle precedenti consiliature che operavano però con un plenum di 12 consiglieri in luogo dell’esiguo numero dei 5 attuali[1]. Il prossimo Consiglio di disciplina ne avrà 7. L’aumento dei componenti era stata anche una nostra sollecitazione. Ciò gioverà senza dubbio all’azione del futuro organismo.
Un bilancio, il nostro, favorito dalla combinazione di più elementi: la professionalità e la dedizione dei colleghi, il consolidamento di prassi interne circa l’organizzazione e lo svolgimento dei lavori reso possibile dalla fattiva, puntuale e preziosa collaborazione della struttura amministrativa. Un terreno sicuro per chiunque sia chiamato a svolgere questa funzione.
Il Cdn nasce nel luglio 2013. Quella attuale è la terza consiliatura. Chi vi parla vi ha partecipato fin dall’inizio. A delineare la fisionomia dell’organismo di oggi hanno contribuito tutti coloro che nel tempo si sono succeduti. Anche la dirigente, la dottoressa Alessandra Torchia, che ringrazio, ringraziamo, per professionalità e dedizione, è parte di questo lungo percorso.
Permettetemi inoltre di ricordare in questa circostanza il primo presidente del Consiglio di disciplina nazionale in carica per due mandati: Rino Felappi vittima del Covid nel marzo 2020.
La convinzione che un organo disciplinare debba rispondere nei tempi più brevi possibili alle istanze che lo interpellano ha permesso la continuità operativa che prosegue proficua in questo ultimo scampolo di consiliatura. Un ringraziamento per l’impegno straordinario va indirizzato ai colleghi Laura Verlicchi, Massimo Duranti e alla segretaria Maria Annunziata Zegarelli con la quale condivido dal 2018 l’impegno della stesura delle massime che vengono immediatamente pubblicate sul sito dell’Ordine dopo ogni seduta deliberativa. Abbiamo sentito la mancanza del presidente Gianni Faustini. Tuttavia ci conforta la circostanza di aver operato nel solco di un plenum che lo ha sempre visto alla guida avendo tutti noi inteso l’esercizio disciplinare come una funzione al servizio e in difesa della professione.
Nell’arco della consiliatura fino al giugno 2021 sono state comminate 100 sanzioni: 18 avvertimenti, 23 censure, 14 sospensioni (8 di due mesi, 1 di 3, 1 di 5, 1 di 8, 3 di 12), 2 radiazioni. 4 i ricorsi dichiarati improcedibili, 2 irricevibili. Prescritto un ricorso presentato dal PG, un altro è in corso d’esame. Ben 24 sono stati i ricorsi accolti, 9 sono state le pronunce riformate. 6 le delibere annullate con rinvio.
Circa le richieste di sospensiva (18 in totale, una respinta) abbiamo cristallizzato il principio che esse possono essere valutate solo se riguardano sanzioni che incidono nell’esercizio della professione. Aggiungo a tale proposito che le deliberazioni sulle questioni procedurali oltre che numerose hanno meglio declinato i fondamenti peculiari della nostra giurisdizione domestica troppo spesso inficiata da richiami mutuati da altre potestà giudiziali. Una tendenza che va al più presto ridimensionata. Dovrebbe essere obbligatorio per i colleghi che intendono svolgere la funzione disciplinare la partecipazione a un corso formativo da effettuare all’inizio del mandato. Un corso che privilegi la conoscenza dei fondamenti del procedimento disciplinare per fare in modo che le pronunce di merito esaltino la peculiarità dell’azione. Il nostro paradigma non replica e non dovrebbe mai replicare quello che si consuma nei tribunali.
Presso il Consiglio di disciplina nazionale pendono diversi impugnative che riguardano la violazione dell’obbligo formativo. 5 presentate nel 2020. L’accertamento della condotta è ravvisabile per tabulas, come pure un specifico regolamento prevede dettagliatamente motivi e modalità per essere esentati. E’ evidente che una eventuale pronuncia di accoglimento in presenza di una violazione totale o parziale dell’obbligo, accertabile ripeto per tabulas, introdurrebbe un precedente tale da ammettere nella migliore delle ipotesi ulteriori casi di esenzione. Si tratta di un’incongruenza che va sanata. La verifica dell’assolvimento andrebbe accertata per via amministrativa senza il coinvolgimento dell’organo disciplinare che peraltro come sapete non può essere obbligato ad applicare sanzioni preventivamente indicate.
Nell’arco della consiliatura sono state impugnate dinanzi all’autorità giudiziaria 9 pronunce di cui 4 confermate, 4 sono ancora pendenti, 1 annullata (l’Odg in questo caso non si era costituito).
Abbiamo apprezzato circa le costituzioni in giudizio che il principio della lieve entità della sanzione non rappresenta più per l’organo amministrativo un criterio per rinunciare alla difesa in Tribunale delle deliberazioni del CDN. Avvertimento e censura sono comunque l’esito di violazioni deontologiche accertate, anche gravi – si ricorda che il Consiglio nazionale di disciplina non può agire in peius – pertanto l’acquisizione di un parere di merito, ante una decisione – che non può ritenersi certamente neutra ai fini del dibattimento in Tribunale – eviterebbe pure di svilire la portata di tali misure percepibili se non difese, come desuete. Il Consiglio di disciplina nazionale svolge una funzione autonoma, ma è un organismo dell’Ordine. E’ eletto dal Consiglio Nazionale. Pur nelle differenze, operiamo tutti per le stesse finalità nell’interesse esclusivo e generale della professione.
Le più frequenti violazioni deontologiche sono rintracciabili nella pubblicazione di dati personali e sensibili non fondamentali ai fini della essenzialità dell’informazione, il più delle volte riguardati i soggetti più fragili, minori e malati. Altre condotte da segnalare rientrano negli ambiti della discriminazione/incontinenza espressiva, nella commistione pubblicità/informazione, nella mancanza della verifica delle fonti quindi pubblicazione di notizie non vere o quel che peggio verosimili e purtroppo registriamo una maggiore frequenza di violazioni in spregio al principio della collaborazione e dunque solidarietà tra colleghi. Tra giornalisti, tra direttori e redattori, tra giornalisti e gli organi ordinistici.
Circa l’Ordine regionale di provenienza della delibere impugnate sono pervenute 19 dalla Lombardia; 18 dal Veneto; 12 dal Lazio; 11 dal Trentino Alto Agide; 6 dalle Marche; 6 dalla Sicilia; 5 dal Piemonte; 4 rispettivamente da Emilia Romagna, Sardegna, Toscana e Umbria; 3 dal Friuli Venezia Giulia; 2 dalla Valle D’Aosta; 2 dalla Puglia; 2 dalla Liguria; 1 dalla Campania e 1 dal Molise. I dati disaggregati per anno sono negli allegati alla relazione, massime e delibere sono pubblicati nel massimario curato da Elio Donno.
Mi avvio alla conclusione con due considerazioni. Il giornalista che inciampa in un procedimento disciplinare deve sapere che si muove all’interno di un sistema di garanzie. La lesione del diritto di difesa è un elemento di annullamento della delibera impugnata (ed è un caso molto frequente). Almeno 97 sono i giorni indicati a norma di regolamento come termini necessari per la fase istruttoria preparatoria all’esame di merito da parte del Consiglio di disciplina. Non sono rari i casi nei quali sono necessari ulteriori approfondimenti con disposizioni di più audizioni o acquisizioni di documentazione al fine di superare limiti altrimenti non sanabili.
La tempestività che – per chi la invoca vuol dire immediatezza – non può certo sacrificare né il sistema delle garanzie né l’ulteriore approfondimento se necessario. Ne va dell’autorevolezza dell’organismo che aspira non ad esercitare un mero potere ma ad accertare i fatti per giungere ad un libero e autonomo convincimento che matura, va ribadito, all’interno di riferimenti certi e al solo servizio ripeto della professione. Solo così la giurisdizione domestica potrà risultare accettabile.
La funzione disciplinare deve porsi sempre più come principale obiettivo quello di sanare le ferite che si possono verificare per singoli comportamenti contrari alle norme deontologiche, tra il giornalista, mediatore tra i fatti e la loro rappresentazione, (e dunque l’intera comunità professionale) e chi l’informazione la riceve, cioè i cittadini. La capacità di riconoscere dal di dentro errori e mancanze nell’esercizio della professione restituisce all’intera comunità la propria credibilità contribuendo a ristabilire la fiducia tra stampa e lettori e lo spirito di collaborazione tra colleghi, principi richiamati nella nostra legge istitutiva. E’ il senso della nostra azione responsabile.
Nel 2018 è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo che ha comportato l’aggiornamento del Codice della privacy, cui questo Consiglio si è adeguato nell’attività di pubblicazione dei sui atti. L’elisione dei dati personali tuttavia non impedisce la conoscenza e l’intellegibilità delle singole pronunce. Lo sforzo compiuto con la collega Zegarelli di redigere in tempo reale massime dettagliate con la descrizione precisa del fatto al quale si riferiscono è andato in questa direzione. Insomma la mancanza dei dati personali dell’incolpato non vuol dire certamente occultare il pensiero Dell’Ordine su quello specifico punto. Certamente sarebbe auspicabile – e qui permettetemi di rinnovare la richiesta – una migliore valorizzazione delle pronunce, anche con la creazioni di database accessibili attraverso motori di ricerca dal nostro sito, affinché costituiscano formazione permanente. I diritti che il Regolamento europeo ha inteso tutelare richiamano principi di civiltà giuridica. La nostra professione vive di principi. Per inverarli non dovremmo mai avere bisogno di puntare l’indice.
Ringrazio ancora una volta i colleghi del Cdn, tutto il personale amministrativo che coadiuvando la dirigente Torchia ha collaborato con il nostro organismo ringrazio il presidente Verna, il tesoriere Marini, i colleghi dell’esecutivo e tutti voi per l’attenzione che ci avete riservato.
[1] La precedente consiliatura – dal luglio 2013 al 31 dicembre 2016 – aveva assunto 152 decisioni lasciandone pendenti appena 5 ricorsi, con un plenum di 12 consiglieri.