Autore: Gregorio Corigliano

Editore: Pellegrini (2019), pag.215, Euro 15,00

 

È un memoir nostalgico. Con una prefazione di Tommaso Labate (notista politico) e una postfazione di Agostino Pantano (inviato televisivo).  Trentaquattro capitoli diversi, tutti pezzi di storia calabrese, ritratti di una generazione e di un tempo lontano.

In queste pagine, Gregorio Corigliano, storico giornalista Rai e per lunghissimi anni inviato speciale ed esperto sui sequestri di persona che hanno riguardato in particolare la Calabria, racconta se stesso e la sua vita da “marinaio”. Lo fa con delicatezza, con un linguaggio d’altri tempi, che trasuda di nostalgia, di emozioni per le cose perdute, di ricordi forti, di leggende e di novelle sempre attuali; ma lo fa soprattutto con un garbo e con un “senso di rispetto” verso il mare, che lo ha segnato profondamente: “È stato lo zio Nino a farmi amare il mare. Non potrò mai dimenticarlo!… Quando mi sono iscritto al social più famoso, ho pensato di aggiungere giornalista che ama il mare! Perché sono nato, tantissimi anni fa a venti-venticinque metri dal mare. Tanto distava la casa dei miei genitori dal Tirreno. Mi affacciavo, quando ero più grandicello, e dalla finestra ammiravo il mare. Lo vedevo, lo respiravo, lo gustavo”.

Una delle pagine struggenti di questo racconto di vita è il momento in cui suo padre gli regala la prima macchina. È l’inizio dell’avventura nel mondo del giornalismo: “Il primo e unico sequestro di persona, quello di Franco Bagalà, avvenuto a San Ferdinando. Una prigionia di dodici giorni. Del riscatto non ho mai saputo alcunché di ufficiale; con Gigi Malafarina, facciamo, con mia grande soddisfazione, i pezzi a due firme sulla Gazzetta del Sud. Quale onore!”. Il libro è anche lo specchio dell’anima del paese natale di Corigliano e della sua gente. È storia contemporanea, del Mezzogiorno di questi ultimi 50 anni, storia nuda e cruda, verso chi ne è rimasto vittima, che qui è riproposta con efficacia da un testimone autorevole.

“Il libro di Gregorio Corigliano – scrive Tommaso Labate nella prefazione – non inventa nulla ma riscopre il nostro tutto migliore, quello della Calabria che c’era e che sogniamo di riscoprire, l’album dei ricordi dei nostri sogni più belli, le foto ingiallite che speriamo di rivivere a colori. Qualcuno più bravo di me ha scritto che leggere libri equivale a vivere molte vite, e non esiste formula migliore per descrivere quel sentimento di evasione che ci regalano le pagine di un libro”.

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