Autore: Vania De Luca, Marica Spalletta (a cura di)
Editore: Aracne (2020), pag. 580, Euro 28,00.
Ricercatori, giornalisti, comunicatori, accademici, ma anche esperti di varie discipline, propongono, in questo volume, le loro interpretazioni del “MediaVirus”, per offrire all’opinione pubblica “chiavi di lettura” di un presente in cui la “contaminazione tra saperi ed esperienze” può diventare risorsa per leggere la complessità del vivere sociale.
La perfetta alchimia tra saperi accademici e vissuti professionali fa da sfondo a un libro articolato secondo un percorso di lettura che prende in esame tre differenti dimensioni del “Mediavirus” – “narrazioni”, “socializzazioni” e “contaminazioni” -, ciascuna delle quali esplosa in una o più “verbi” (framing, covering, reporting, advertising, socializing, prosuming, detecting) la cui traduzione in inglese non costituisce un omaggio alla dimensione globale del virus, quanto piuttosto un retaggio di mcluhaniana memoria: come il massmediologo canadese si affida infatti alla “ing form” per rimarcare la natura in costante evoluzione dei media (Understanding Media è il titolo della sua opera più famosa), come avvertono le curatrici del volume, nell’introduzione.
La prima sezione (Framing) si propone di delineare le coordinate entro cui contestualizzare il “MediaVirus”. Le successive tre sezioni guardano invece alla narrazione della crisi che ha preso forma sui media, tanto nei giorni del lockdown quanto in quelli successivi del faticoso ritorno a una “pseudo normalità”. Se le prime sezioni del libro, precisano De Luca e Spalletta, guardano dunque alla comunicazione come strumento di narrazione, la quinta (Socializing) sposta invece l’ottica di analisi alla prospettiva dei media come luogo di socializzazione e partecipazione nei giorni dell’emergenza, chiedendosi in particolare “se” e “come” i media abbiano contribuito alla costruzione di quella “società post Covid” che si trova a dover fare i conti con un forte rimodellamento dei tradizionali concetti di tempo e spazio.
Le due ultime sezioni guardano specificamente al tema degli effetti prodotti dal coronavirus nell’universo variegato dell’ecosistema mediale.
Nella parte dedicata al “Reporting”, centrali sono questi interventi: Media e informazione alla prova dell’emergenza Covid; La scienza in prima pagina; Dalle fake news all’infodemia; La tv che racconta il Covid.
Nel “Detecting” sono presi in esame gli effetti del Covid sulla professione giornalistica. Per potere informare, molti redattori sono rimasti in servizio dalle proprie abitazioni, altri hanno corso dei rischi. Il virus, insomma, ha avuto un impatto forte sulle modalità del lavoro e sugli stessi professionisti, soprattutto per quelli in prima linea, che si sono trovati dentro le storie raccontate. Così nel volume sono riportate le testimonianze dei giornalisti interpellati (espressione dei diversi generi).
Dal volume emerge, dunque, come la formazione di una coscienza sociale – scrive nella prefazione Francesco Occhetta, docente alla Pontificia Università Gregoriana – possa essere garantita soltanto da una opinione pubblica formata, capace di distinguere il bene dal male. Non si tratta di imporre la verità insegnandola, bensì educare a disvelare la verità (dei fatti), e ciò nel senso del “tirare fuori” risorse, innovazioni e valori. Dai cittadini e dalla Società.
Nella postfazione, il prof. Mario Morcellini ricorda che le emergenze civili, proprio per il loro carattere dirompente, rendono più chiare le risposte degli individui e avviano lo studioso a verificare il riscontro ai cambiamenti subitanei, i servomeccanismi di adattamenti, e le retoriche discorsive cui tutti facciamo riferimento per commentare, descrivere e in qualche misura tollerare processi di rottura della normalità, e dunque della rassicurazione in essa insita.
Il volume è stato realizzato in collaborazione con l’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana).
Vania De Luca è giornalista Rai e vaticanista di RaiNews 24. E’ Presidente nazionale UCSI.
Marica Spalletta è docente di Media, Politics and Public Opinion ed è coordinatrice di Link LAB (Laboratorio di Ricerche Sociali).