Rivoluzione tecnologica  e sistema industriale dell’editoria                                                                    

Sintesi dell’intervento di Mario Tedeschini Lalli  nel Report 2024 dell’Osservatorio sul giornalismo digitale promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine

Foto generata con IA

In passato, si pensava che “salvare il giornalismo” implicasse “salvare i giornali”, ma ora questa equivalenza non regge più. La rivoluzione digitale ha reso obsoleto il modello industriale dei giornali, portando a una crisi strutturale del settore.

Lalli evidenzia che la crisi non è solo di contenuti, ma è principalmente di natura strutturale, con la perdita di centralità della stampa come presidio delle relazioni umane, il concetto di giornalismo non può più essere limitato a ciò che viene prodotto dai giornali o dai giornalisti, ma dovrebbe essere definito come “informazione selezionata e presentata secondo determinate regole”.

Si propone una ridefinizione del ruolo del giornalista, includendo anche coloro che contribuiscono alla produzione di informazioni secondo gli stessi criteri etici. Questo può includere professionisti come quelli che lavorano con database, software per analisi di testi, progettazione dell’architettura dell’informazione, e così via.

Le obiezioni pratiche, legali e sindacali a questa ridefinizione del giornalismo e dei giornalisti, sottolineando che la situazione attuale è il problema stesso e che è necessario adattarsi ai cambiamenti culturali e tecnologici.

Il giornalista suggerisce che le piattaforme di informazione dovrebbero riconoscersi come “piattaforme per le relazioni sociali”, poiché storicamente le informazioni diffuse dai giornali hanno facilitato legami sociali, economici e politici, queste dinamiche non sono esclusive dell’era digitale, ma hanno sempre caratterizzato il giornalismo.

le ragioni della crisi strutturale che ha colpito l’industria giornalistica negli ultimi vent’anni, riguarda la competizione delle piattaforme digitali che hanno sostituito i giornali come principali veicoli di informazione. Queste piattaforme hanno acquisito un potere immenso nel dirigere l’attenzione pubblica, spingendo i giornali ai margini.

Lalli ritiene che gli ingegneri abbiano sostituito i giornalisti nella funzione essenziale del giornalismo, creando algoritmi che selezionano, elaborano e producono informazioni, tutte le aziende digitali sono fondamentalmente “fabbriche di dati”, comprese quelle editoriali, e si discute il ruolo degli algoritmi nell’elaborazione delle informazioni giornalistiche.

Il dibattito sull’intelligenza artificiale e il suo impatto sul giornalismo non riguarda solo l’algoritmo stesso, ma bisogna considerare anche chi produce gli algoritmi e con quali criteri.

Lalli, quindi, propone di spostare il focus della discussione dall’ambito dei contenuti a quello del mercato dei dati, suggerendo che il problema principale sia la posizione dominante delle grandi piattaforme digitali che precludono l’accesso al mercato dei concorrenti.

Per tedeschini Lalli  la battaglia non è per la sopravvivenza dei giornali o dei giornalisti come li conosciamo oggi, ma per la sopravvivenza dell’informazione giornalistica basata su parametri etici e deontologici, senza questo tipo  informazione non si può garantire una società democratica.

Leggi testo completo:  Salvare il giornalismo, forse

 

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