Autore: Ezio Luzzi

Editore: Baldini + Castoldi (2020), pag. 254, Euro 18,00

“Sembra solo ieri che la domenica ci
si chiudeva in casa con la radio,
vedevamo le partite contro il muro,
non allo stadio…”

(così cantava Lucio Dalla)

“Luzzi, un marchio, una garanzia, una
risata, aria fresca e profumo di
bucato, esperienza di vita vissuta, con
impegno e un pizzico di sana
leggerezza”

(Emanuele Dotto, nella postfazione)

“Gentili ascoltatori buon pomeriggio…i campi collegati sono nell’ordine…al microfono i colleghi…Scusa, scusa Ameri…Scusa Ciotti, la Roma è passata in vantaggio”. E poteva anche accadere un risultato…”Clamoroso al Cibali”.

Nel 1959 sulle frequenze della Rai, cominciavano le prime trasmissioni sperimentali di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Un’idea geniale, frutto delle menti di Guglielmo Moretti, di Roberto Bortoluzzi e di Sergio Zavoli.

Dopo i giochi di Roma (Olimpiadi 1960), il primo fischio di inizio di una partita di calcio fu il 10 gennaio 1960. Collegati: Nicolò Carosio, per Milan-Juventus; Enrico Ameri, per Bologna-Napoli; Andrea Boscione, per Alessandria-Padova. Alla trasmissione sono legate voci storiche delle radiocronache: da quella di Enrico Ameri a quella di Sandro Ciotti; da quella di Alfredo Provenzali a quelle di Claudio Ferretti e di Ezio Luzzi, sempre puntuali, nei pomeriggi domenicali degli sportivi italiani. E proprio Luzzi, ora, dalla voce passa allo scritto, con queste pagine di ricordi. Luzzi ha raccontato praticamente tutto il calcio italiano: dalle serie minori alla Nazionale. E’ stato il primo a registrare lo scoop dell’arrivo di Maradona a Napoli e il primo a informare il mondo sull’attentato alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Attraverso il suo microfono sono passati calciatori, allenatori e dirigenti, protagonisti della storia del calcio a ogni livello e nel mondo. Ogni domenica ha fatto compagnia a milioni di ascoltatori italiani, per gli aggiornamenti sulle partite delle squadre del cuore. E con la stessa passione con cui riusciva a trasportare chiunque dentro lo stadio, per novanta minuti più il recupero, oggi Luzzi (soprannominato “Lux”), attraverso mezzo secolo di avventure sportive, interviste, indiscrezioni, aneddoti e piccole o grandi notizie, sulla storia del calcio, ripropone le “icone” dello sport di tutti i tempi.

Luzzi scrive che “Tutto il calcio minuto per minuto”, sin dal suo esordio, è stato la colonna portante sonora della sua esistenza, attraversata per oltre un trentennio, intrecciandosi saldamente al resto della sua vita. E ricorda anche che è stato una voce fissa della Nazionale di calcio con Ameri e Ciotti; che ha preso parte a otto Campionati del mondo (da Messico ’70 a Francia ’98), a tutti i Campionati europei e a nove Olimpiadi (otto estive e una invernale). Nel contempo si è dedicato al campionato di Serie B, di cui è stato il “relatore”. Tra i tanti colleghi, compagni di viaggio professionale, c’è anche il ricordo di Claudio Ferretti (“Figlio d’arte”). Claudio avrebbe dovuto amare di più il ciclismo, sulle orme del padre Mario, il radiocronista che alla sua epoca incantava gli ascoltatori: sua la famosa frase “Un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”, pronunciata nel commentare l’impresa del Campionissimo, nella epica tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949. Questa frase aveva colpito Guglielmo Moretti, futuro capo della redazione sportiva, che aveva conosciuto Mario e che volle assumere il figlio Claudio anche per rinverdire le gesta del padre, emigrato in America Latina, sul finire degli anni Cinquanta. Con Claudio Ferretti, Luzzi ha diviso radiocronache e servizi speciali, Campionati del Mondo e Olimpiadi.

Nella lunga galoppata della memoria di Ezio Luzzi, non manca il ricordo della sua squadra preferita, quella del cuore: il team di giornalisti e radiocronisti “guidati” in redazione e nelle manifestazioni internazionali, con i quali era “in una profonda sintonia sul piano della professionalità, del sacrificio e dei rapporti di umana solidarietà”.

Leggendo questo libro si ripercorrono a ritroso – come testimonia Arrigo Sacchi, nella prefazione – i mitici anni del calcio che Ezio “ha commentato con la sua inconfondibile cifra stilistica”, riconoscendo in lui il giornalista, ma anche “l’uomo, questo vecchio leone che ancora ruggisce”.

 

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