Autore: Giorgio Gandola

Editore: Panorama (2020), pag.98

“Ogni giorno all’alba da 42 anni, mentre il sole
esce dal mare, l’astronave sulla collina accende i
motori. Ancora una volta la notte è passata,
qualcuno non ha dormito, qualcuno ha pensato di
scappare, qualcun altro si è alzato col buio ad
accendere il forno o gestire le mungiture“.

                                        Giorgio Gandola

E’ la storia della comunità di San Patrignano e dei 26mila ragazzi tornati alla vita. Nata nel 1978, per dare una risposta ai problemi della tossicodipendenza e della conseguente emarginazione, in un periodo storico in cui tante famiglie vivevano le difficoltà e le disperazioni per un figlio coinvolto in quel dramma.

Anni in cui in tanti, scossi dalla presenza di ragazzi ai margini delle piazze e delle stazioni, si chiedevano cosa fare. San Patrignano è nato così. Un modello di recupero. Una comunità, fondata da Vincenzo Muccioli, che prese il nome dalla strada del comune di Coriano, in provincia di Rimini, dove ha sede.

A ripercorrere oltre quarant’anni di storia, questo instant-book; un agile pamphlet che si legge tutto d’un fiato, grazie alla coinvolgente scrittura dell’Autore. Giovanni Minoli e  Indro Montanelli, fin dall’inizio, si schierarono contro le critiche ingiuste lanciate nei confronti dell’iniziativa. Allora, a difendere San Patrignano – scrive Minoli nella prefazione – e quella sua originale idea di solidarietà c’era Vincenzo, con la sua fisicità dilagante, con i suoi baffi a triangolo, con un eloquio semplice e torrenziale. Soprattutto con l’entusiasmo di chi ha deciso di aiutare giovani feriti dalla droga “a tornare a volare”.

Questi i titoli delle parti più significative del volume: “Sanpa più forte delle polemiche”, “Gli educatori come guide alpine”, “Parola d’ordine, autosostentamento”, “Laurearsi a San Patrignano”, “Covid-19 il nuovo nemico”.

Il racconto à accompagnato da una serie di immagini, testimonianze del percorso virtuoso di San Patrignano nel tempo: dalla casa di campagna, dov’è nata la comunità, a Vincenzo Muccioli con un gruppo dei primi ragazzi accolti; dalle roulotte che accoglievano nei

primi tempi gli ospiti all’immagine di Marco Pannella e Muccioli, nel corso di uno storico dibattito; dalla foto del centro medico di San Patrignano  a quella di una delle tante associazioni, nate per supportare San Patrignano. Tra tutte, in evidenza a doppia pagina, la foto simbolo di Vincenzo Muccioli in marcia con i suoi ragazzi.

La foto delle roulotte è legata ai nomi di Gian Marco e Letizia Moratti. Muccioli colse un aspetto delicato e primario: questi ragazzi non possono ciondolare senza un destino. Manca spazio, servono i capannoni, vanno liberati e adattati. Si fa largo una idea: parcheggiare lì alcune roulotte per gli ospiti. Un sabato arriva quella più decisiva delle altre; è di Gian Marco e Letizia Moratti. Hanno conosciuto Muccioli a Milano. Avvertono il bisogno di aiutare chi soffre, di restituire agli ultimi parte della loro fortuna imprenditoriale. Vogliono approfondire. Entrano in punta di piedi. “Vincenzo era un uomo straordinario”, raccontò Gian Marco in una intervista, nel 2003. Quando il sabato successivo tornano da Milano, la trovano occupata da altri ragazzi. Nessun problema, nuovo camper; e poi ancora.

Nel tempo San Patrignano si è affermato come comunità, completa nelle proposte e nelle certezze, impegnandosi a comunicare all’esterno, di istituzionalizzare la sua mole di lavoro; di farsi conoscere come punto di riferimento internazionale contro la tossicodipendenza. Gli attestati sono arrivati negli anni: le visite dei presidenti della Repubblica Ciampi e Mattarella, del premio Nobel Shimon Peres, del segretario dell’Onu Ban Ki-Moon.

Nel 1997 la comunità è riconosciuta dalle Nazioni Unite come Ong con stato consultivo in materia di droghe e problematiche sociali.

Le testimonianze raccolte dall’Autore sono tante. Commoventi le righe dedicate ai bambini che accompagnano la storia di Sanpa (com’è familiarmente ricordata la comunità): hanno un valore aggregante. Da quando, nel 1978, lungo la riviera romagnola girava voce che nelle campagne c’era una piccola comunità gestita da un “santone” che accoglieva i drogati anche con i bambini. In 42 anni, ricorda Gandola, la comunità non si è mai dimenticata dei bambini: “dai tempi di Alice bionda, Alice mora, Gabriel, Michelino”. A oggi sono oltre 200, quelli accolti. Ed è proprio un figlio “la motivazione più forte delle mamme allo sbando, nel riprendere in mano la propria vita”. Oggi i bimbi frequentano asili nido, scuole d’infanzia, scuola elementare all’esterno della comunità. Crescono nella socialità, come tutti.

Il pamphlet si conclude con una profonda riflessione dell’Autore: “Alla fine della giornata, osservando gli educatori che fanno il punto davanti agli acquari, fra il distratto boccheggiare delle carpe, ti accorgi che il rito si compie secondo insegnamenti antichi. E che quell’impasto di stupore e generosità continua a essere il cemento morale di tutto. In fondo al viaggio hai la certezza che San Patrignano vive su una frase semplice e decisiva. La ripetono i padri e le madri che salutano all’ingresso i figli nell’affidare la loro vita alla comunità. E’ dolce, vale più di un trattato di sociologia: “La prima sera in cui entra è la prima notte in cui dorme”.

Giorgio Gandola firma per “La Verità” e per “Panorama”. E’ stato inviato e capo-redattore del “Giornale”, direttore de “L’Eco di Bergamo”, “Bergamo Tv” e della “Provincia di Como”. E’ Autore di: “Pelle per Pelle” (biografia di don Luigi Verzé) e “Sembrava impossibile”.

 

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