di  Giovanna Romano

Editore: Betti (2021), pag.118, Euro 12,00

 

“Siamo come i gladiatori che entrano nell’arena: dove non arriva uno, arriva l’altro”.

Matteo Betti

 

Giovanna Romano ripercorre, in queste pagine, la vicenda umana, prima che sportiva, di Matteo Betti, dalla nascita alla vigilia dei Giochi di Tokyo. Di medaglie ne ha vinte tante nella sua lunga vita di schermitore – ricorda Luca Pancalli, Presidente Comitato Italiano Paralimpico, nell’introduzione – ma quella più importante la vince ogni giorno nel suo impegno a 360 gradi, a fianco del mondo della disabilità, sportiva e non”.

Siena, 1985. I genitori guardano il loro figlio in una incubatrice: “Non vi affezionate, non sappiamo se ce la farà”. Inizia così la storia di Matteo che, contro ogni pronostico e l’emiparesi destra causata dall’emorragia cerebrale alla nascita, da trent’anni calca le pedane di scherma di tutto il mondo. Una storia che potrebbe essere quella di centinaia di atleti paralimpici, ragazze e ragazzi, che hanno trovato nello sport la loro arma per affrontare una vita che poteva essere semplice e invece è straordinaria.

Tokyo 2020 è stata la sua quarta Paralimpiade. Matteo Betti è un campione, ma anche un uomo, un marito, un padre impegnato nel sociale, nell’educazione al rispetto della disabilità, nel sostenere altri giovani che, come lui, si affacciano nel mondo della scherma in carrozzina. Unanimemente gli è riconosciuta una sensibilità innata che gli è valsa la nomina ad Ambasciatore Paralimpico e che in questo libro è raccontata, attraverso interviste alle venti persone più importanti della sua vita. Come quella al maestro Ruggero D’Argenio, che ha vissuto di scherma tutta la vita, che ha cresciuto campioni e che, ancora oggi, a 93 anni, continua ad allenare. D’Argenio ricorda che la scherma è uno sport di passione e, senza passione, non si ottengono risultati. “Matteo – precisa il maestro – aveva un carattere educato, impeccabile. E poi aveva il più X, il talento naturale. Se si ha passione senza il talento o il talento senza qualità, quella passione che non ti fa sentire la stanchezza, allenamento dopo allenamento, non si arriva alle Paralimpiadi. Per diventare campione ci vogliono talento, passione, sacrificio, dedizione”.

Quando Matteo iniziò l’esperienza del Circolo Scherma UISP aveva già diciotto anni e riprese a fare gare in piedi. In quegli anni la scherma in carrozzina non era ancora molto conosciuta e lui non aveva idea che esistesse. Proprio per questo D’Argenio, che vedeva che il lavoro di Matteo dava frutti, storse la bocca quando nel 2005, nel corso di una gara, un maestro di scherma di Piombino, Fabrizio Di Rosa gli si avvicinò e gli propose di fargli provare la scherma in carrozzina: “Io non glielo chiedo davvero! Chiediglielo tu”. Fu così che Di Rosa, che collaborava con la nazionale di scherma in carrozzina, mentre arbitrava una gara di bambini, avvicinò Matteo e gli fece la proposta che avrebbe cambiato il suo destino sportivo. Matteo, per misurarsi in questa modalità, fu portato da Di Rosa ai Campionati italiani, a Palermo: perse la finale di fioretto ma vinse nella spada. Cominciò in questo modo la sua carriera plurimedagliata, convocato per la prima volta nella nazionale per i Campionati Europei a Madrid. Era dicembre 2005.

I successi di Matteo Betti, in sintesi, sono stati e sono un vero percorso di vita; e questo lo deve sicuramente anche a se stesso. Nella vita capita a tutti qualche incontro fortunato, ma la forza di Matteo è che non si è mai tirato indietro nelle sfide e nelle difficoltà.

Carlo Paris, nella presentazione, scrive: “Grazie allo sport paralimpico e alle sue meravigliose storie anche i media hanno cominciato a trasformare la loro visione nei confronti di ogni forma di disabilità. Non più racconti tristi, angusti, di persone magari costrette in carrozzina, ma narrazioni di gesta epiche, memorabili”.

Giovanna Romano, giornalista, è addetta stampa di un Istituto bancario e direttrice di due periodici. Laureata in Storia del Giornalismo all’Università di Siena, è la prima Presidente donna del Gruppo Stampa Autonomo Siena; è stata componente del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Toscana.

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