DA “AVVENIRE” DEL 15 APRILE 2021

Caro direttore,

fare domande è una delle essenze fondamentali del giornalismo, rispondere quando si governa lo è della democrazia. La riflessione proposta martedì 13 aprile da “Avvenire” sin dalla sua prima pagina, con il commento di Angelo Picariello, inocula (in attesa di una disponibilità di vaccini tale da rassicurare il Paese e da far ripartire l’economia, perché — qualunque cosa si dica nelle conferenze stampa — siamo in ritardo) un po’ di fiducia in chi crede nella fondamentale importanza dell’informazione.

Mi piace sottolineare quindi subito il bicchiere mezzo pieno , non finendo mai di ringraziare il presidente Mattarella che, in innumerevoli occasioni, ha sottolineato il concetto, dicendo grazie al presidente Draghi per la svolta decisa nei rapporti con i cronisti ben evidenziata nell’articolo, ma anche all’ex presidente Conte, non dimenticando che poco prima che si concludesse la sua avventura alla guida del Paese regalò all’Ordine nazionale dei giornalisti che presiedo e all’associazione stampa parlamentare una conferenza di fine anno record della durata di circa tre ore tutta di domande e risposte, visto che per dare spazio ai giornalisti rinunciò all’intervento libero con cui tradizionalmente l’appuntamento entra nel vivo. Giustamente apprezzabili queste nuove linee, che tuttavia dovrebbero costituire normalità acquisita da tempo e non una svolta. Già da bambino, però , mi piaceva l’invito, che era uno sprone da parte del maestro Alberto Manzi a credere che “non è mai troppo tardi”. E una cosa che penso debba essere una filosofia di vita, bilanciata dal “Fate presto” famoso titolo post-terremoto del quotidiano “Il Mattino” che Andy Wharol tradusse in opera d’arte. E allora nel sentirmi più fiducioso vorrei rilanciare, perché non si attenda più per mettere i giornalisti in condizioni migliori al fine di concretizzare quel rovescio passivo dell’articolo 21 della Costituzione che è il diritto del cittadino a essere correttamente informato.

Possibile che ciò accada con le querele temerarie tuttora impunite, senza un equo compenso, con minacce fisiche quotidiane, con la questione in attesa ancora di soluzione dopo una prima ordinanza della Corte costituzionale dell’assurda pena edittale che contempla il carcere per i giornalisti? Come se non bastasse ecco le cronache degli ultimi giorni con intercettazioni a Trapani (e, qui, un grazie è per la ministra Cartabia, prontamente intervenuta) e anche a Locri, che bruciano le fonti dei giornalisti ignorando la costante giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani. Bene dunque la svolta, ma io non mi accontento perché non si accontenta la democrazia.

CARLO VERNA
Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti

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